TEORIA INNATISTA ED EMPIRISTA


La domanda che ci si pone è se la percezione sia un processo innato o acquisito dall’individuo durante lo sviluppo ontogenetico.

Secondo la tesi empirista si tratta di un processo appreso sin dai primi anni di vita, che corrisponde a modificazioni del tessuto nervoso. Il neonato infatti all’inizio può compiere solo distinzioni grossolane della realtà che lo circonda.

Secondo la tesi innatista il neonato possiede già tutte le strutture necessarie alla percezione.

Esistono numerosi studi a sostegno dell’una o dell’altra teoria.

Ad esempio nell’esperimento del precipizio visivo, bambini di 6-14 mesi ma anche animali piccoli, vanno verso la mamma attraverso la parte bassa della scatola ma non attraverso quella che appare alta.

Studi sulla deprivazione visiva e sulla plasticità neurale mettono in luce che l’apprendimento svolge un ruolo importante nello sviluppo di capacità percettive e delle strutture nervose corrispondenti.

Attualmente le ricerche neuropsicologiche mettono in luce che la percezione è mediata da strutture predeterminate geneticamente ma soggette a modificazioni determinate dall’esperienza. Viene così superato il dualismo tra tesi empirista e innatista.

 

 

 

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