Karen Horney


 Psichiatra Americana, il suo pensiero si discosta presto da quello di Freud sino a totale rottura con l’associazione psicoanalitica e la fondazione di una nuova “Associazione per lo sviluppo della psicoanalisi”.

Sin dalla pubblicazione del suo primo articolo, l’autrice si discosta dall’impostazione freudiana ritenendola eccessivamente meccanicistica e biologica: lo sviluppo invece non è determinato aprioristicamente da forze istintuali e ciascun individuo è capace di evolversi e apportare modifiche migliorative a se stesso ed alla propria esistenza, o in altre parole, può autorealizzarsi. Purché gliene si presenti la possibilità, l’uomo tende per sua natura a sviluppare le proprie potenzialità:

“..egli manifesterà con chiarezza e profondità i propri sentimenti, pensieri, desideri e interessi; avrà la capacità di attingere dalla propria forza di volontà, di instaurare rapporti interpersonali basati sulla spontaneità dei sentimenti; tutto questo col tempo lo porterà ad essere in grado di rendersi conto dei propri valori e dei propri scopi nell’esistenza. Tutto ciò lo porterà all’autorealizzazione…”

Inoltre, a differenza di Freud che considerava la creatività e l’amore come forme sublimate di libido, la Horney le considera sane aspirazioni all’autorealizzazione.

E’ la stessa impostazione che si ritrova nella psicologia umanistica visto che anche in essa l’uomo è visto in senso ottimistico presupponendolo fondamentalmente sano e creativo, ma danneggiato da un ambiente negativo.

  • ANGOSCIA DI BASE

In generale l’angoscia di base ed il conflitto non sono originari ma derivano da difficoltà nei rapporti con i genitori. Anche l’aggressività non è innata ma riconducibile all’angoscia di base.

Secondo la Horney il bambino ha in sé delle potenzialità che, nelle condizioni adeguate, si sviluppano autonomamente, consentendogli di autorealizzarsi. Per “condizioni adeguate” si intende un ambiente adeguato che consenta al bambino di sviluppare il necessario senso di sicurezza, appartenenza e relazione. Tuttavia, nella maggior parte dei casi l’ambiente non è adeguato, le persone che compongono il suo ambiente(genitori o altri), a causa delle loro stesse nevrosi, non si comportano in modo adeguato facendo provare al bambino la sensazione di essere isolato e impotente di fronte ad un mondo potenzialmente ostile. A fronte di questa sensazione il bambino sin dalle prime fasi del suo sviluppo interiorizza ciò che Horney definisce angoscia di base, ossia un profondo sentimento di insicurezza e di apprensione che di fatto impedisce la spontaneità dei sentimenti ostacolando lo sviluppo di sane relazioni con gli altri e favorendo la nevrosi, intesa dalla Horney come un disturbo nei rapporti dell’individuo con se stesso e con gli altri.

Per sfuggire all’ansia di base l’individuo adotta precocemente delle strategie che sono numerose ma tutte riconducibili a 3 modi o tendenze di disporsi verso gli altri. Ecco le tre tendenze:

1 -      Andare verso gli altri - l’individuo è proteso all’ottenimento dell’amore degli altri che teme continuamente di aver perduto; un eccesso di tale tendenza può generare numerosi bisogni nevrotici, tra i quali troviamo il bisogno nevrotico di affetto e approvazione e il bisogno nevrotico di un compagno che si assuma la responsabilità (frequente nelle donne).

2 -      Andare contro gli altri - l’individuo è proteso ad acquisire dominio e potere sugli altri, magari sfruttandoli, o a compiere prodezze al fine di dimostrare la propria superiorità.

3 -      Andare lontano dagli altri -  l’individuo cerca di isolarsi in un suo universo convinto di poter rafforzare in tal modo la propria indipendenza; un eccesso di tale tendenza può generare il bisogno nevrotico di autosufficienza e indipendenza e il bisogno nevrotico di perfezione e inattaccabilità.

Tali tendenze sono presenti in tutti (visto che l’ansia di base si sviluppa in tutti) e sono da considerare normali nel momento in cui formano un tutto armonico e da considerare nevrosi nel momento in cui una delle tre domina su tutte le altre: quindi la differenza tra un nevrotico e un normale è esclusivamente quantitativa. Il nevrotico, sulla base della tendenza predominante, svilupperà dei tratti caratteriali nevrotici che andranno a far parte della sua personalità.

Da questi presupposti teorici la Horney sviluppa la sua teoria esaminando i vari comportamenti nevrotici alla luce dei tre atteggiamenti fondamentali.

  • AUTOANALISI

La Horney non vede ragioni per cui l’autoanalisi non debba essere possibile. Ammesso che molti non siano in grado di autoanalizzarsi, che il trattamento fatto da un esperto sia più rapido e accurato e che alcune resistenze interne possono essere superate solo mediante un aiuto esterno, ciò non toglie che l’adeguata conoscenza dei meccanismi da lei descritti e ritenuti alla base delle nevrosi, non possa comunque aiutare l’individuo che non abbia i mezzi per compiere un’analisi personale a raggiungere un’adeguata comprensione razionale ed emotiva dei conflitti alla base della sua sofferenza psichica. L’individuo quindi è perfettamente in grado di individuare i propri bisogni, risalire al tipo di atteggiamento da cui essi generano e risalire ai tratti caratteriali nevrotici della propria personalità.

  • TERAPIA

Il problema fondamentale dei pazienti in terapia consiste nell’abbandonare gli atteggiamenti che costituiscono il nucleo della nevrosi: infatti per il paziente “..trovarsi di fronte ai propri conflitti implica la spaventosa prospettiva della lacerazione della sua personalità..”

Scopo della terapia o dell’autoanalisi è quello di aiutare il paziente a ritrovare se stesso e con ciò a fornirgli la possibilità di sviluppare a pieno le proprie potenzialità ed autorealizzarsi. Il nevrotico deve abbandonare il sé idealizzato che ha alienato le sue energie costruttive, per ritrovare il suo sé autentico. In altri termini lo scopo è quello di far riemergere le tendenze costruttive e creative già presenti nel paziente e il cui sviluppo è stato impedito da relazioni inadeguate, attraverso la liberazione ed il potenziamento delle energie psichiche che tendono alla realizzazione del vero sé o autorealizzazione. Affinché ciò si verifichi è necessario che il paziente diventi consapevole dei propri conflitti non solo in termini razionali ma soprattutto in termini affettivi. Questo concetto è stato oggi definitivamente acquisito dai clinici ma era originalissimo all’epoca della Horney: Freud ad esempio indicava il semplice riconoscimento del conflitto sul piano razionale.

  • PSICOLOGIA FEMMINILE

La Horney è definita femminista ante litteram in quanto è stata la prima fra gli psicologi del profondo ad essersi interessata della psicologia femminile.

Va contro la tendenza frequente a spiegare le differenze tra i due sessi invocando il substrato biologico: l’identità sessuale, l’essere femminili o maschili, riguarda la dimensione psicologica; non è una dimensione fornitaci alla nascita ma è una conquista in quanto si diventa uomo o donna da un punto di vista psicologico ancor prima che biologico.

Attacca pesantemente le teorie freudiane sulla psicologia femminile, in particolare la teoria dell’invidia del pene:

- il complesso di castrazione è caratteristico di entrambi i sessi.

- il complesso edipico non è dovuto ad un conflitto pulsionale tra amore e odio ma ad una dinamica squisitamente relazionale tra il figlio/a e i genitori, laddove questi ultimi assumono un atteggiamento inadeguato rispetto alle normali esigenze psicologiche del bambino.

- invidia, curiosità e attrazione verso gli organi genitali del diverso da sé è comune ad entrambe i sessi.

- Ella denuncia come fatti basilari dell’universo interiore femminile, ad esempio la coscienza di portare dentro di sé una nuova vita, la gravidanza ecc., siano stati misconosciuti dalla psicoanalisi.

 

 

 

 

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