DEFICIT DI MEMORIA SPAZIALE
Memoria a Breve Termine (MBT) Spaziale
Seguendo il modello di Baddeley, la MBT può essere considerata come una memoria di lavoro e cioè una sorta di magazzino temporaneo che trattiene per un tempo limitato le informazioni utilizzate in vari processi cognitivi.
Tale working memory è costituita da un esecutivo centrale, che può essere definito come una specie di sistema attenzionale a capacità limitata, e da due sottosistemi, il ciclo fonologico ed il taccuino visuo-spaziale.
Test di Corsi
Uno dei test utilizzati per valutare la MBT spaziale è quello di Corsi, in cui l'esaminatore tocca, da due a otto di 9 cubi, in serie di lunghezza crescente, chiedendo al paziente, al termine di ogni serie, di ripetere la stessa identica operazione.
Oltre alla dissociazione tra MBT verbale e MBT visiva, è emersa nelle scimmia una dissociazione tra una MBT delle caratteristiche spaziali ed una MBT per le caratteristiche non spaziali.
Nella scimmia la lesione del solco principale della PFC dorso-laterale determina deficit nei compiti di risposta ritardata, mentre alcuni neuroni di questa regione mostrano un'attività di scarica durante l'intervallo di tempo in cui la scimmia deve tenere in mente la localizzazione spaziale.
Nell'uomo studi condotti con la PET e con la RMS hanno evidenziato un'attivazione della corteccia prefrontale destra in corrispondenza della BA47, considerata omologa al solco principale della scimmia, e l'attivazione della BA40 parietale, della BA19 e della BA6 premotoria.
TEST DEL LABIRINTO
Uno dei test più utilizzati nello studio della MLT spaziale è quello del labirinto.
In tale test il soggetto è posto di fronte ad una matrice di 10x10 bottoni metallici e gli è richiesto di trovare ed apprendere l'unica strada che conduce dal bottone di partenza a quello d'arrivo procedendo inizialmente per prove ed errori. Tipicamente dopo un certo numero di prove il paziente apprende il percorso.
È emerso che, in seguito alla lesione dell'ippocampo destro, si ha una compromissione della prestazione in tale prova.
E’ stata inoltre evidenziata una dissociazione tra la memoria per gli oggetti e la memoria per la loro localizzazione spaziale.
Si ritiene inoltre che la lesione dell'ippocampo destro provochi un deficit di memoria spaziale mentre quella dell'ippocampo sinistro un deficit nella codifica verbale dello stimolo.
IMMAGINAZIONE VISUO-SPAZIALE
IMMAGINAZIONE VISUO-SPAZIALE
Per immaginazione visuo-spaziale si intende la capacità di generare e manipolare le immagini mentali. Dal punto di vista esperienziale, immaginare un oggetto è simile all'atto del percepirlo.
L'ipotesi in base alla quale l'immaginazione o imagery sia dovuta all'attivazione, da parte dei centri superiori, delle rappresentazioni percettive depositate nella corteccia visiva secondaria, è confermata da diversi studi.
Alcuni autori ad esempio, in un compito in cui ai soggetti era chiesto di immaginare gli oggetti corrispondenti alle parole di una lista che veniva loro presentata, hanno osservato l'attivazione delle regioni occipitali.
Riguardo al coinvolgimento delle aree primarie, secondo alcuni autori vi sarebbe anche una loro attivazione, mentre per altri no. Secondo alcuni l’imagery determina l'attivazione delle aree temporo-occipitali e parieto-occipitale senza organizzazione topografica.
A livello clinico i deficit di immaginazione sono spesso associati alla compromissione dei corrispondenti processi percettivi, ad esempio, la compromissione della capacità di percepire i colori si associa all'incapacità di immaginarli.
Inoltre lesioni che coinvolgono la via dorsale determinano contemporaneamente deficit di percezione e di immaginazione delle caratteristiche strutturali dell'oggetto, mentre lesioni della via ventrale determinano deficit di percezione e di immaginazione delle caratteristiche visuo-spaziali.
GENERAZIONE DI IMMAGINI MENTALI
Per generazione delle immagini mentali si intende l'attivazione delle loro rappresentazioni mentali. Tale processo può essere compromesso in modo selettivo.
Un paziente ad esempio era in grado di attivare la rappresentazione interna degli oggetti, ma non riusciva a riconoscerli. In altri casi è stato osservato esattamente il contrario.
Solitamente i pazienti con deficit di generazione delle immagini mentali, hanno subìto una lesione della corteccia occipito-temporale sinistra; è possibile che a questo livello si verifichi l'integrazione delle varie rappresentazioni visive corrispondenti ai vari elementi che costituiscono l'immagine di un oggetto.
TRASFORMAZIONI DELLE IMMAGINI MENTALI
Oltre che a generare le immagini mentali immagazzinate nella nostra mente, siamo anche in grado di simulare vari tipi di trasformazione. È il caso della rotazione mentale di un oggetto.
Studi di psicologia sperimentale hanno evidenziato che il tempo impiegato nella manipolazione mentale di un'immagine è proporzionale alla complessità dell'operazione da compiere.
Inoltre, in ambito clinico, è stata osservata una dissociazione tra la capacità di generare le immagini mentali e quella di manipolarle. Vi sono infatti pazienti cerebrolesi in grado di generarle ma non di trasformarle e viceversa.
Riguardo alla sede lesionale alla base della compromissione di tale abilità, un recente studio condotto con la RMS funzionale ha evidenziato l'attivazione bilaterale dei campi visivi frontali, ossia la BA8, e dell’area 7 e del solco occipitale laterale tra le aree 19 e 39 corrispondenti all'area MT della scimmia implicata nella percezione del movimento.