MEMORIA E APPROCCIO ECOLOGICO


Nel 1976 Neisser pubblicò un lavoro intitolato “What are the important questions of memory”, in cui sottolinea l’importanza del contesto naturale nello studio della memoria.

Egli critica l’approccio tradizionale allo studio della memoria che faceva uso massiccio di metodi di indagine non ecologici: l’individuo veniva studiato al di fuori del proprio contesto ambientale, in setting sperimentali altamente controllati, in cui tutte le variabili sono controllate dallo sperimentatore. Infatti, se da un lato ciò va a favore del rigore scientifico, dall’altro va contro la validità e l’applicabilità dei dati sperimentali ottenuti, in un contesto naturale assai più ricco di variabili rispetto ad un laboratorio.

Per Neisser le domande più importanti che un ricercatore deve porsi devono mirare a capire come funziona la memoria nel contesto naturale, nella vita quotidiana, considerando le sue espressioni spontanee e prestando attenzione alle differenze individuali. Per capire realmente il funzionamento della mente umana è necessario studiarla nel suo ambiente così come fece l’etologia per il comportamento animale.

Nacque così un nuovo filone di ricerca su quella che venne chiamata la everyday memory (ed anche sugli altri processi cognitivi), e cioè nacque l’approccio ecologico allo studio della memoria.

Gli argomenti finora maggiormente trattati sulla everyday memory sono: memoria per visi e nomi; memoria di luoghi e oggetti; memoria di esperienze personali; amnesia infantile; memoria per azioni da compiere nel futuro o prospettica.

 

 

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