La Teoria di Dunker
Dunker, uno dei maggiori esponenti della Teoria della Gestalt, fu allievo e assistente di Kohler.
Le teorie di Kohler e Wertheimer riguardo i processi di apprendimento non rispondevano ad un importante interrogativo: se è vero che, come era stato inequivocabilmente dimostrato dai gestaltisti, il nostro sistema visivo ci fa percepire istantaneamente la “buona forma” tra tutte le forme percettivamente possibili, perché allora non si riesce a trovare immediatamente la “buona forma” e cioè la giusta soluzione alla situazione problemica?
Dunker cercò di dare una risposta evidenziando tre punti:
1 – la struttura del campo problemico può non essere di tipo ottico ma ad esempio di tipo logico, come nel caso dei problemi di algebra e nella stessa ricerca scientifica;
2 – contrariamente a quanto accade nel campo percettivo, nel campo problemico vi sono forze che si oppongono alla ristrutturazione ed all’instaurarsi della buona forma.
Ciò è dovuto alla fissità funzionale e cioè quel fenomeno in cui l’individuo trova difficoltà ad attribuire e riconoscere altri tipi di relazione tra gli oggetti del campo problemico, diverse da quelle a cui è abituato;
3 – la struttura del campo problemico non consente ristrutturazioni o insight globali, come invece è possibile nel campo percettivo; sono possibili insight parziali per cui la soluzione del problema è raggiunta per gradi.