La Teoria delle assemblee cellulari e la Legge di Hebb
All’interno della corrente di pensiero cognitivista esistono profonde differenze e diverse impostazioni.
Da un lato troviamo cognitivisti che considerano i processi mentali come operazioni di manipolazione di simboli analoghe a quelle effettuate dai computer digitali. Dall’altro troviamo cognitivisti che ritengono i processi mentali riconducibili all’attività del loro substrato organico.
Di quest’ultima impostazione fu Hebb che, nel 1949, nel libro “The organization of the behavior” , espose la prima spiegazione teorica generale di fenomeni psicologici complessi come la percezione, l’emozione, il pensiero e la memoria riconducendoli alla fisiologia ed alla chimica del cervello.
Descrivendo dettagliatamente i processi neurofisiologici che si verificano tra lo Stimolo e la Risposta, Hebb superava il limite del comportamentismo, che limitava l’ambito di ricerca agli stimoli ed alle risposte tralasciando di conseguenza tutti quei processi interni non direttamente osservabili.
Secondo Hebb lo stimolo che giunge all’organismo genera un segnale nervoso che si propaga nel sistema nervoso seguendo vie ben definite, coinvolgendo cioè determinati gruppi di neuroni che rispondono in maniera selettiva a certi stimoli e solo a quelli: egli definì questi gruppi di neuroni assemblee cellulari.
Ogni singola proprietà di un oggetto è codificata da una particolare combinazione di neuroni interconnessi, cioè da un’assemblea cellulare o da gruppi di assemblee cellulari. In tal modo l’eccitazione di una determinata assemblea cellulare corrisponde alla rappresentazione mentale di quella proprietà.
Hebb inoltre ipotizzò il meccanismo attraverso il quale le assemblee cellulari si formano. Ciò avviene grazie all’esperienza (plasticità neurale), che induce modificazioni nelle connessioni interneurali in senso facilitatorio. Ciò significa che l’attivazione di un determinato gruppo di neuroni da parte di un determinato stimolo facilita la trasmissione del segnale nervoso tra questi neuroni, che in seguito verranno attivati più facilmente. Questa è la legge di Hebb o ipotesi della facilitazione sinaptica. E’ così che può spiegarsi l’apprendimento.